Costa Azzurra e Barcellona - Maggio 2008

Dopo mesi passati dietro una scrivania a sognare di posti lontani dalla mia quotidianità mi ritrovo davanti al mio pullman pronta per partire. Lascio la mia valigia in mano ad un simpatico accompagnatore che si presenta con il nome di Ugo. Sono eccitata e frastornata allo stesso tempo, ho desiderato tanto questo viaggio. Finalmente dopo mesi e mesi riesco a sfamare ancora un po’ di quella voglia che scorre nel mio sangue di viaggiare, conoscere, scoprire.
Questa volta le mie destinazioni hanno il sapore di luoghi “vicino” casa: Costa Azzurra, Provenza, Lingua d’Oca e ancora giù oltre il confine con la Francia che mi catapulta in una città senza spazio né tempo di nome Barcellona. Ma facciamo un passo indietro. Non mi aspetto molto dal sud della Francia, parto nella convinzione che tutto sommato non sia poi così diversa dalla mia Italia…
Nulla di più lontano dalla realtà. Appena passato il confine mi ritrovo immersa in cittadine dal profumo di tempi passati, di culture mischiate mentre sentimenti di patriottismo escono dietro ad ogni angolo. La mia prima tappa del mio viaggio si chiama Nizza, o Nissa.
E’ immersa tra il mare e le alpi marittime, si arriva a lei dopo un lungo tratto di quella che i francesi chiamano la Moyenne Corniche, una spettacolare strada a strapiombo sul mare che unisce Mentone alla stessa Nizza. Difficile non innamorarsi subito di questo tratto di costa e decido di scattare subito alcune fotografie. Una piccola penisola si stacca dalla costa e delinea nel mare quella che sembra essere proprio una coda di balena, quella “coda” è chiamata Cap Martin.
La mia guida non la smette di parlare… sono sicura che ha anche raccontato la storia di quella penisola che ahimè scappa ad uno dei miei cinque sensi concentrati tutti in uno: la vista, a cui dedico ogni millimetro di questa terra.
Dopo qualche kilometro passato con il naso attaccato al finestrino decido che è il momento di prestare attenzione ai racconti della nostra guida. Lo sento parlare della “Perla della Costa Azzurra”, della “Promenade des Anglais”, di uno charme racchiuso in una breve striscia di terra chiamata Costa Azzurra. La mia curiosità crescere ad ogni kilometro. Sono eccitata e non vedo l’ora di arrivare in questa città, territorio di confine, a lungo contesa tra Francia e Italia.
Sotto le ruote del nostro pullman la Moyenne Corniche si accinge a terminare e, una sua ultima curva mi svela in tutto il suo splendore il profilo di una città che in Francia è quinta per numero di abitanti. Nizza mi appare davanti come distesa, adagiata tra una pianura delimitata dal massiccio montuoso del Mercatore (oggi ribattezzato Mercatour) e le acque del mar mediterraneo. La città offre anche due fiumi di solito in secca durante l’estate: il Paviglione e il Magnano. Varie colline dominano la città, la più conosciuta di queste è senza dubbio la collina di Cimiez dove incontro rovine di anfiteatro di epoca romana e, uno dei più famosi e lussuosi alberghi presenti in città: il Regina Margherita, un tempo albergo ora sede di appartamenti di lusso, così chiamato in onore della Regina d’Inghilterra che amava soggiornare in questi luoghi. (e a guardarlo bene come darle torto?!).
Il dualismo tipico di città di confine lo ritrovo nella “vecchia” Nizza. Il porto è senza dubbio quello che colpisce più di tutto, l’impressione che si ha è di essere in uno di quei piccoli paesini della Liguria, fatti di case dai mille colori che si gettano nelle acque del loro porto.
Difficile non sentirsi a casa e, sorrido divertita quando mi accorgo che anche le strade della vecchia Nissa, così chiamata la città in ligure, sono scritte in due lingue: in francese Rue Santa Marie e in nizzardo Carrera Santa Maria. Ma un racconto della nostra guida locale mi lascia letteralmente senza parole. Ci fermiamo davanti al comune di Nizza dove ci viene mostrato lo stemma della città: un’aquila. Buffo a dirsi ma quest’aquila, in tempi non poi così lontani, decretava l’appartenenza della città ad un popolo piuttosto che ad un altro. Come? Con la sua testa, se voltata verso la Francia Nizza era città francese, se voltata verso l’Italia Nissa era città italiana. Divertente scoprire quante volte abbia voltato il suo sguardo di qua e di là. Ma è tempo di proseguire oltre, il famoso mercato di Nizza mi attende. Variopinto anch’esso, colorato da mille spezie e da mille profumi. La lavanda sembra farla da padrona ma non manca frutta, verdura e spezie di ogni tipo, dallo zenzero alla cannella. La gente compra, ride, si ferma a conversare. Ogni cosa qui sembra avere un proprio tempo, un tempo per vivere, un tempo per godersi la vita magari in uno dei tanti bistrot che si affacciano sulla piazza.
Qui verso il tardo pomeriggio le bancarelle lasciano il posto a centinai di sedie e sgabelli pronti ad accogliere turisti e locali per un drink prima di una bella passeggiata sulla Promenade des Anglais. Già la passeggiata degli inglesi come tradurremmo noi in italiano. Difficile non notare come Nizza viva sulla Promenade des Anglais, 7 km di lungomare (è davvero lungo e soprattutto ampio!), dove tutti, ma proprio tutti, si ritrovano per passeggiare, pattinare, andare in bicicletta o più semplicemente per sedersi su una panchina ad ammirare un sole che muore ogni sera nelle acque del Mediterraneo. Mi piacerebbe fermarmi con loro a vedere quel sole, ma 670km mi separano dalla nostra definitiva meta: Barcellona.

continua...

Andalusia - Gennaio 2007


La mia prima tappa si chiama Torremolinos, simpaticamente la battezzo la “base”, base da cui comincia la mia meravigliosa avventura in una terra, per me ancora sconosciuta, di nome Andalusia. Apprezzo immediatamente la lingua spagnola e adoro ripetere il nome di questa regione con la tipica S, che impone di mettere la lingua fra i denti e ti regala subito un caliente sapore spagnolo. Torremolinos è la tipica cittadina turistica, con tanti alberghi che si affacciano sul lungo mare, negozi e bancarelle di ogni genere. Il periodo in cui mi ritrovo a visitarla non è dei migliori: è gennaio, ma nonostante la temperatura esterna risulti toccare i 18°, (oso addirittura aggirarmi tra le sue viuzze senza giaccone), noto subito che non vi troverò la tipica movida spagnola. Non mi meraviglio nel trovare la maggior parte dei negozi chiusi e, pochi turisti, mentre mi meraviglia constatare che la maggior parte degli abitanti sono inglesi in pensione, che vista la temperatura se ne vanno addirittura in giro in maglietta! La prima impressione che ne ricavo non è delle più avvincenti, ma non mi demoralizzo il viaggio è appena cominciato...

Il giorno seguente la partenza è alle 6.30, 240Km mi separano dalla mia destinazione: Siviglia.
Appena imbocco l’autostrada mi rendo conto che la Costa del Sol è zona prettamente turistica, la vera Andalusia è ora di fronte ai miei occhi. Colline, colline e ancora dolci colline piene di oliveti, ampie e fertili pianure sono interrotte da paesaggi desertici, quasi lunari, campi di grano e pascoli di tori e canyon.
Padroni indiscussi di questa zona risultano essere i cosiddetti “pueblos blancos”. Mi incuriosiscono a tal punto che decido di fermarmi a dare un’occhiata ad uno di esso. Tutti mi indicano un solo nome: Ronda.
Di tutti i paesini dalle case bianche sicuramente Ronda è il più visitato e, appena arrivo ne comprendo subito il motivo.
E’ arroccato su un altopiano e spaccato, letteralmente spaccato, in due dal fiume Tajo. Rimango colpita dalle sue tipiche case bianche ma è senza dubbio la vista del ponte costruito, sopra un burrone alto 180m, che mi lascia letteralmente senza fiato! Come diavolo avranno fatto mai a costruirlo? È la domanda che mi sorge spontanea ma visto che non posseggo nessun tipo di conoscenza architettonica mi limito ad ammirarlo e, come altri decine di turisti a fotografarlo. Cerco di andare oltre, nonostante ne sia rimasta affascinata come una bimba di fronte ad un numero di magia, non faccio in tempo a girare l’angolo che i miei occhi si perdono nuovamente attraverso strade tortuosamente intricate, piccole piazze, interni di case, per poi fermarsi alla “Plaza del Toros”, la più antica piazza di Spagna, leggo che risale al 1748.
Fa un certo effetto entrare a visitare l’arena. Per qualche ora mi immedesimo nel toro visitando la stanza dove viene trattenuto prima della corrida e, il tragitto che deve compiere fino alla famosa porta rossa attraversata la quale lo vedrà nell’arena di fronte al torero e, di fronte alla sua inevitabile morte. Mi dicono che il toro “vede” con le corna e che è assolutamente vietato toccargliele prima che affronti il torero, ingenuamente mi chiedo se questo venga sempre rispettato e, insieme capisco quanto la vista di una corrida non sarebbe spettacolo gradito ai miei occhi!

E’ spettacolo meraviglioso, invece, l’arrivo nella capitale andalusa: Siviglia. E’ amore a prima vista! Subito ai miei occhi appare lo spirito di questa città: uno strano crocevia tra moderno e antico, un miscuglio di civiltà e strutture architettoniche di rara bellezza. L’Andalusia per 700anni è stata sotto il dominio mussulmano, difficile quindi non imbattersi nell’influenza di questa cultura, è ovunque nell’aria, la si respira in ogni angolo di strada e, in più di ogni altra cosa, nella Giralda torre/simbolo della cattedrale di Siviglia (un tempo moschea!). All’interno della cattedrale giacciono le spoglie di Cristoforo Colombo, o forse no, la nostra guida ci spiega che ci sono cinque posti al mondo che rivendicano di avere le sue autentiche spoglie. La domanda sorge spontanea: dove la verità? La risposta pare restare un mistero...
Proseguo la mia visita attraversando il fiume Guadalquivir, ritrovandomi così nella Cartuja, quartiere moderno costruito in occasione dell’Expo del ’92, proseguo ancora visitando la torre dell’Oro. Il suo nome? Forse perché un tempo ricoperta d’oro o forse semplice magazzino per l’oro in arrivo con le navi che inevitabilmente dovevano passare di lì per entrare in Siviglia. Continuo la mia esplorazione per poi fermarmi, è proprio il caso di dirlo, sulla famosissima Plaza de Espana emblema dell’esposizione del 1929. E’ un vero e proprio capolavoro, finemente decorata con centinaia di azulejos, piastrelle di maiolica spagnola. Immagino di sembrare un’indemoniata dalle centinai di fotografie che riesco a scattare di quel luogo prima di abbandonarlo per visitare l’interno della cattedrale insieme alla casa reale più antica di Spagna: “Los Reales Alcazares” capolavoro dell’arte mudejar.
Mi rifiuto categoricamente di lasciare Siviglia prima di aver assaggiato le famose tapas, il che mi spinge a ricercare luoghi fuori dai tipici tracciati turistici e, senza rendermene conto mi perdo nel barrio di Santa Cruz, un nucleo di antiche viuzze arabe dalle case bianche con balconi fioriti.
Quello che subito colpisce è la vivacità con cui vengono decorate tali case, nonostante siano tutte rigorosamente bianche, decine e decine di vasi sono appesi non solo ai davanzali delle finestre ma addirittura a muri delle case. L’insieme che ne deriva è caldo e accogliente, come il meraviglioso carattere spagnolo: vivace, sorridente e mai scostante! Innamorato dell'amore e della vita...

Il giorno dopo parto alla ricerca della mia prossima destinazione: Cordova, mi rendo conto che nessun’altra città mi resterà dentro come Siviglia, dalla quale non vorrei più staccarmi, ma il viaggio devo continuare e proseguo la via verso la Sierra Morena.
Una curiosità mi si presenta subito: un’immensa figura nera raffigurante un toro si staglia in lontananza su di una collina. Che cos’è? E’ un'ex pubblicità, di un liquore per l’esattezza. All’epoca in cui uscì 256 tori furono istallati in tutta la Spagna. Qualche anno dopo, quando in Spagna fu vietata la pubblicità di liquori sulle autostrade, la maggior parte di essi vennero rimossi, ma quando l’ufficio del turismo si rese conto che quel toro veniva ormai associato a simbolo della Spagna stessa da qualsiasi turista, chiese al governo che ve ne fosse lasciata la sagoma nera.
Oggi 56 tori, seminati qua e là per tutto il territorio nazionale, fanno bella mostra di sé... senza contare i centinai di adesivi di "tori neri" che si possono trovare attaccati a qualsiasi macchina italiana!?

L’arrivo a Cordoba nel primo pomeriggio mi lascia tutto il tempo per visitare il centro storico annesso alla Mezquita: un susseguirsi di vie contorte e bianche con patios fioriti di gerani, aranci e limoni. Innumerevoli negozietti vi si nascondono all’interno. L’esterno della Mezquita, un tempo anch’essa moschea, non mi attrae particolarmente. Ma chiunque mi dice che vi devo assolutamente entrare e, solo quando sono all’interno ne comprendo il vero motivo. Quello che travolge il mio cuore e i miei occhi è uno spettacolo di emozionante bellezza. 856 colonne in granito e marmo bianco e rosa adornano quello che sembra essere un quadrato al cui centro si erige una maestosa cattedrale. Sì proprio così, una cattedrale dentro una moschea, due religioni e due modi di concepire lo spazio per il culto uno dentro l’altro. Difficile spiegarlo a parole... Cerco di ascoltare la mia guida, centinai di anni di storia sono racchiusi in quattro mura che al di là del tempo e dello spazio sono lì a raccontare una storia a chiunque la voglia ascoltare. Cerco di far tesoro di ogni parola, di fotografare ogni angolo, ogni luce, ogni atmosfera, anche se mi rendo conto che le maggiori emozioni sono e resteranno quelle fotografate dal mio cuore.

Proseguo il mio cammino, anche se mi rendo conto che ognuna di queste città meriterebbe di essere vissuta più a lungo. Sono sincera quando ho pianificato il mio viaggio non mi sarei mai aspettata che l’Andalusia mi avrebbe colpito e affondato in questo modo!

Granada è la penultima tappa del mio viaggio. Situata tra le falde della Sierra Nevada e la valle della Vega di lei mi restano impressi nel cuore due meravigliosi ricordi. Il primo è senza dubbio l’Alhambra, un surreale e fiabesco palazzo da mille e una notte, usato dal sultano, in tempi lontani, come residenza. Rimango a bocca aperta nell' ammirare le volte finemente decorate con stucchi raffiguranti conchiglie, fiori, stelle e versetti del corano.
In ogni stanza riesco a riconoscere i tipici azulejos, adornano ogni cosa: colonne, pareti, soffitti. Impressionante è constatare i km di canaline d’acqua che scorrono in tutto il palazzo, solchi nel pavimento creati con un duplice scopo: rinfrescare l’ambiente ed armonizzarlo (è risaputo il lento scorrere dell’acqua favorisce un dolce relax!). Il secondo meraviglioso ricordo che mi resta è uno spettacolo gitano che consumo la stessa sera in un locale del tipico quartiere del Sacromonte a pochi chilometri da Granada. In una cueva, insieme a zingari gitani scopro un ballo tanto malinconico quanto pieno di passione: il flamenco. E’amore a prima vista. E’decisione presa, lo voglio imparare appena farò rientro nella mia Milano.

La mia ultima tappa si chiama Malaga di lei mi resa un dolce ricordo legato ai quadri di Picasso, del quale visito il museo a lui dedicato dall’ottobre del 2003.

Ma prima di salire nuovamente sull’aereo che mi porterà definitivamente a casa, mi fermo a passeggiare sul lungo mare, dove ritrovo un po’ di quella mitigata atmosfera, di quell’amore, passione, gioia e rispetto per la vita che solo qui, in una terra chiamata Andalusia, ho saputo trovare...













Now it's your turn... Have a nice trip!
Documenti necessari:
è sufficiente munirsi di carta d'identità valida per l'espatrio. La patente italiana è riconosciuta e si può liberamente circolare sia con auto propria che noleggiata.
Assistenza:
Per aver assistenza sul luogo è necessario farsi rilasciare dalla propria ASL il modello E111 oppure esibire la tessera magnetica del Sistema Sanitario Nazionale.
Fuso orario:
Nessuna differenza con l'Italia.
Moneta:
La moneta ufficiale è l'euro.
Il clima:
Le estati andaluse sono famose per essere torride, gli inverni sono brevi. La temperatura annuale media varia tra i 16°C e 18°C.
Alberghi:
questi sono gli alberghi provati da me che consiglio caldamente per ospitalità, pulizia e confort.
- Torremolinos: Hotel Cervantes
- Siviglia: Barcelo Rinacimiento
- Cordoba: Eurostars Conquistador
- Granada: Andalucia Center Hotel
- Fuengirola: Las Piramides

Strasburgo e Alsazia - Aprile 2007


…Basilea è ormai alle mie spalle, le aspre e, ancora innevate montagne svizzere sono solo un lontano ricordo. Davanti ai miei occhi cominciano a delinearsi dolci colline che dal finestrino della mia auto in corsa, sembrano alzarsi per poi di colpo abbassarsi, creando così una melodia perfetta. Man mano che proseguo, la strada si allunga dolcemente permettendo al mio sguardo di arrivare lontano. E’ difficile non notare come appena passata la frontiera il paesaggio cambi completamente. Verdi vigneti e terreni ancora in coltivazione si susseguono davanti a me lasciandomi tra il meravigliato e il confuso. Ogni casa che incontro è teneramente piccola, accogliente, coloratissima e, curata nei minimi dettagli. Nulla in questo posto chiamato Alsazia sembra essere posto lì per caso. Gli stessi ponti, che spesso mi trovo ad oltrepassare sembrano creati e dipinti apposta con un unico scopo: fondersi con il paesaggio stesso.
Vorrei fermarmi per fare una foto, quel ponte appena passato meriterebbe di lasciare una sua traccia tra le mie foto ricordo, continuo ad ammirarlo dallo specchietto retrovisore, ma la strada è ancora lunga fino a Strasburgo, così preferisco proseguire, trattenendo nei miei occhi l’immagine di quel meraviglioso connubio che sono riuscita a trovare tra natura e uomo। Il mio arrivo in città, dopo ore passate in una campagna che sembra uscita da un romanzo neoromantico, è un dolce risveglio. La prima impressione che mi lascia Strasburgo è di assoluta meraviglia.




Nonostante sia sede del parlamento europeo, famosa per la sua università, nonché ancora oggi variopinto crocevia di popoli e culture, Strasburgo non riesce ancora a perdere la sua caratteristica di città a misura di uomo. Ci sono due modi per gustare l’atmosfera che si respira: il primo è senz’altro in bicicletta. In città vi sono circa 89km di piste ciclabili e, sorrido nel rendermi conto di dover stare attenta alle biciclette più che alle macchine. Il secondo è sicuramente in battello. In coda mi ritrovo a pregare nella speranza di potermi sedere ad una delle due estremità di esso, il che significherebbe poter fare splendide foto della città ad altezza fiume. Ill è il nome di questo calmo e placido corso d’acqua, che tra chiuse e dighe mi permette di arrivare a scoprire anche gli angoli più nascosti della città. Ma la sorpresa più grande arriva con la scoperta della “Petite France”, un tempo eretto a ghetto per malattie. Le caratteristiche case a graticcio fanno bella mostra di sé a turisti smaniosi di esaurire i loro rullini o semplicemente desiderosi di godersi la vista da uno dei tanti tipici locali francesi. Non mi meraviglia constare l’influenza tedesca, mentre mi stupisce scoprire l’amore e la dedizione che hanno verso uno splendido volatile: la cicogna. Qui gli stessi parlamentari, nei giardini delle loro ville, si fanno tagliare i rami degli alberi per poter dare modo a questi maestosi animali di nidificare. Ma mi fanno subito notare come la cicogna non è solo simbolo di buono augurio, essa è preziosa anche per i vigneti e, qui, di queste coltivazioni ve n’è pieno. Concedendo un po’ di relax ai miei piedi stanchi mi riposo passeggiando sulle rive dell’Ill. Un cigno, per nulla intimorito fa bella mostra di sé appena fuori dall’acqua, lo immortalo divertita con la mia macchina digitale e proseguo per la mia strada… la cattedrale, il centro storico, gli innumerevoli giardini e, fiori, fiori ovunque e di qualunque specie addobbano giardini, piazze, davanzali di ogni genere. Il tempo è volato quando mi rendo conto di dover già rientrare a Milano, mi rattristo al pensiero di lasciare questa meravigliosa terra fatta di sapori e colori tanto vivi quanto unici. Mi trattengo ancora un po’ giusto il tempo per perdermi ancora una volta tra le sue stradine, i suoi monumenti, le sue immense strutture architettoniche moderne. Sulla via verso casa un solo desiderio, cercare di racchiudere il più possibile nel mio cuore, ogni sensazione, ogni emozione provata in una terra, tanto vicino quanto lontana dalla mia realtà, di nome Alsazia.


(Colmar e il suo meraviglioso quartiere della Petite Venice)















Now it's your turn... Have a nice trip!

Documenti necessari:
per i cittadini di uno dei paesi dell’UE, è sufficiente una carta d’identità in corso di validità. La patente italiana è riconosciuta e si può liberamente circolare sia con auto propria che noleggiata.
Assistenza:
Per aver assistenza sul luogo è necessario farsi rilasciare dalla propria ASL il modello E111 oppure esibire la tessera magnetica del Sistema Sanitario Nazionale.
Fuso orario:
Nessuna differenza con l'Italia.
Moneta:
La moneta ufficiale è l'euro.
Il clima:
Il clima è classico del territorio semi-occidentale con inverni particolarmente freddi ed estati calde.